immagine tratta dal film l'ultima minaccia

“All’inizio di aprile 2024, dismetteremo Facebook News – una scheda dedicata nella sezione dei segnalibri su Facebook che mette in risalto le notizie – negli Stati Uniti e in Australia.” È quanto ha dichiarato Meta in un articolo sul suo blog.

Questa decisione segue quella già presa in Europa a settembre, dove Facebook News era stato dismesso nel Regno Unito, in Francia e in Germania.

Le notizie non generano più guadagni per le piattaforme, lo avevamo già sottolineato quando la stessa Meta, l’anno scorso, aveva dismesso il progetto degli Instant Articles lanciato nel 2015 che aveva lo scopo di fornire agli editori un modo veloce per presentare gli articoli sulla piattaforma Facebook. Con l’aggiunta di link di riferimento permetteva di accedere rapidamente a siti web senza che dallo smartphone o tablet venisse aperto un browser.

L’obiettivo era quello di rendere Facebook una piattaforma complementare ai siti degli editori. Questo, secondo le idee dell’epoca, avrebbe aumentato il tempo di permanenza degli utenti su Facebook.

Il servizio Instant Articles però non è mai decollato tra gli utenti. Infatti, Erin Miller, portavoce di Meta, a suo tempo aveva dichiarato che meno del 3% di ciò che le persone vedono nel feed di Facebook riguarda post con collegamenti ad articoli di notizie.

Chiudere anche Facebook News per Meta significa cercare di allineare al meglio gli investimenti ai prodotti e ai servizi che le persone apprezzano di più e tra questi non ci sono le notizie.

Proprio come riportato dall’azienda il numero di persone che utilizzano Facebook News in Australia e negli Stati Uniti è diminuito di oltre l’80%, ma quello che è più importante da notare è che le persone non utilizzano Facebook per notizie e contenuti politici, ma piuttosto per connettersi con gli altri e scoprire nuove opportunità, passioni e interessi, le notizie costituiscono meno del 3% di ciò che le persone vedono nel loro feed di Facebook in tutto il mondo e rappresentano solo una piccola parte dell’esperienza Facebook per la maggior parte delle persone.

Per Meta risulta necessario concentrare tempo e risorse su cose che le persone indicano come preferite sulla piattaforma, come i video in formato breve.

L’azienda inoltre ha specificato che non solo chiuderà la sezione di Facebook news ma smetterà di pagare gli editori australiani per le notizie e che non stipulerà nuovi accordi quando i contratti attuali scadranno quest’anno.

“Anche se ritireremo Facebook News in questi paesi, questo non influirà sui termini previsti dai nostri accordi Facebook News esistenti con gli editori in Australia”

Il mancato sostengo di un’azienda importante come quella di Zuckerberg porterà inevitabilmente gravi perdite nel settore dell’editoria, proprio per questo la reazione del governo australiano non si è fatta attendere.

Il primo ministro, Anthony Albanese, venerdì ha detto: “Sappiamo che è assolutamente fondamentale che i media possano funzionare correttamente e ricevere finanziamenti adeguati. Il giornalismo è importante e l’idea che la ricerca e il lavoro svolto da altri possano essere resi gratuiti è semplicemente insostenibile”.

Il ministro delle comunicazioni australiano, Michelle Rowland, e il vicetesoriere, Stephen Jones, hanno chiamato venerdì le società dopo l’annuncio, informandole che il governo avrebbe adottato tutte le misure disponibili ai sensi del codice di contrattazione dei media.

Ha dichiarato Jones “Non stiamo parlando di una piccola startup coraggiosa, stiamo parlando di una delle aziende più grandi e redditizie del mondo” ed ha continuato dicendo “[…] ha la responsabilità di garantire che paga per il contenuto che è stato utilizzato sulla sua piattaforma e, francamente, ne sta ricavando milioni e milioni di dollari e quindi il governo è irremovibile nel sostenere il codice che abbiamo […]” e poi: “[…] adotteremo tutte le azioni a nostra disposizione ai sensi del codice […]”, concludendo: “[…]nessuno dovrebbe avere dubbi sulla determinazione del governo nell’assicurare un’industria dei media vitale in questo paese […]”.

Meta ha sottolineato che la fine degli accordi non significa che i collegamenti alle notizie non saranno accessibili su Facebook, le società di media potranno comunque pubblicare contenuti sulle loro pagine ed ha sottolineato inoltre che tale decisione non influisce in alcun modo sull’ impegno da parte dell’azienda nel mettere in contatto le persone con informazioni affidabili.

La società di Zuckerberg ha infatti enfatizzato la collaborazione con fact-checker di terze parti, certificati da organismi di accreditamento come l’International Fact-Checking Network (organizzazione che monitora le tendenze del fact-checking e fornisce risorse di formazione), che esaminano e valutano la disinformazione virale sulle app Facebook Instagram e Trends.

Meta ha dichiarato: “Abbiamo costruito la più grande rete globale di fact-checking rispetto a qualsiasi altra piattaforma, collaborando con più di 90 organizzazioni indipendenti di fact-checking in tutto il mondo che esaminano i contenuti in più di 60 lingue”.

Dal 2016 infatti la società di Zuckerberg ha contribuito con più di 150 milioni di dollari a programmi a sostegno degli sforzi di verifica dei fatti per combattere la diffusione della disinformazione e assicura che continuerà a farlo.