I giornalisti di Repubblica hanno indetto uno sciopero per il 25 e 26 settembre, in concomitanza con l’Italian Tech Week, evento annuale dedicato all’innovazione tecnologica, organizzato a Torino da Exor.
La scelta delle date non è casuale, poiché Repubblica è parte del gruppo Gedi, controllato proprio da Exor, holding che fa capo a John Elkann.
Lo sciopero è una risposta alle pratiche che, secondo la redazione, minano l’indipendenza editoriale e l’integrità giornalistica del quotidiano.
Per comprendere meglio la motivazione dello sciopero è necessario andare a ricostruire cosa sia effettivamente accaduto nei giorni precedenti.
Una settimana prima dell’evento, sette giornalisti della sezione Economia di Repubblica hanno ricevuto una comunicazione da una dirigente di Exor, con il programma dettagliato dell’Italian Tech Week e la richiesta di preparare un inserto speciale di 112 pagine da pubblicare il 25 settembre.
Poco dopo, la redazione ha scoperto l’esistenza di un file che riportava i contenuti dell’inserto, corredato dalla categoria e dalle cifre che le aziende interessate avrebbero pagato per tali contenuti. Ciò ha sollevato gravi preoccupazioni, poiché è emerso che Exor avrebbe avuto il controllo su tutti i contenuti.
La redazione si è sentita tradita nel constatare che gli articoli erano stati venduti alle aziende partecipanti, in violazione dell’etica professionale.
Nella stessa lettera, inoltre, Exor sottolineava esplicitamente come le decisioni editoriali fossero subordinate agli interessi degli sponsor. Questo ha accentuato il malcontento, evidenziando una totale subordinazione della libertà editoriale agli obiettivi economici delle aziende.
La reazione dei vertici di Exor, guidati da John Elkann, è stata dura. La redazione è stata criticata per aver compromesso l’immagine dell’Italian Tech Week, un evento considerato strategico per l’azienda. Nonostante lo sciopero, il 25 settembre l’evento è stato trasmesso in streaming sul sito di Repubblica, ma il malcontento tra i giornalisti è rimasto profondo.
La protesta non si limita a questa singola vicenda: è un segnale più ampio a difesa dell’integrità giornalistica, che rischia di essere sacrificata per profitto. In un comunicato ufficiale, il comitato di redazione ha denunciato i tentativi di piegare i giornalisti a pratiche contrarie all’etica e al contratto nazionale. Hanno inoltre rivolto un appello a John Elkann, chiedendogli di rispettare la dignità della professione e il valore di Repubblica come storica testata. Il comunicato si conclude con un forte messaggio ai lettori: “Questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”.