«Riesci a immaginare un mondo in cui ogni articolo che produciamo è tradotto in tutte le lingue della Terra? Possiamo ed è emozionante. Riesci a immaginare un mondo in cui ogni articolo che scriviamo viene automaticamente trasformato in audio e ogni podcast che creiamo viene automaticamente trasformato in testo? Possiamo ed è emozionante. Renderà il nostro giornalismo più accessibile a più persone che mai.»

Sono queste alcuni dei concetti espressi da A.G. Sulzberger, editore del The New York Times, in un’intervista esclusiva rilasciata al Reuters Institute for the Study of Journalism curata dal giornalista Eduardo Suarez.

Concetti e parole che prefigurano una nuova strada per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni, superando le paure emozionali e i determinismi tecnologici.

Il The New York Times non è solo un giornale, è un’istituzione. Un faro di informazione che, per oltre 173 anni, ha illuminato il mondo con le sue storie. Ma il NYT non si accontenta di guardare al passato, è proiettato verso il futuro, pronto ad esplorare nuove frontiere del giornalismo.

Sulzberger è consapevole delle preoccupazioni diffuse che pervadono l’ecosistema informativo ma il suo è sempre un punto di vista proattivo: «Questa tecnologia offre un grande potenziale sia al mondo che alla professione del giornalismo, ma offre anche rischi reali. E come settore, dobbiamo preoccuparci di questi rischi. Non possiamo permettere che scompaia un mondo in cui il diritto di una testata giornalistica a essere pagata per il lavoro che spende denaro, richiede tempo e cura e spesso rischia di creare. Non possiamo permettere un mondo in cui scompaia il diritto per una testata giornalistica di avere un rapporto diretto con il pubblico proprio per quel lavoro. Questo è importante e spero che l’intero settore lo prenda sul serio.»

Quindi intelligenza artificiale come possibilità enorme di sviluppo per l’attività giornalistica, sempre gestita e regolata dall’essere umano, con l’attenzione a preservare le preziose risorse umane ed intellettuali che compongono le redazioni dei giornali, come continua Sulzberger:  «Il nostro settore farebbe bene a ricordare che, in un’era in cui l’intelligenza artificiale peggiora la crisi di fiducia negli ambienti digitali, il nostro vantaggio è che siamo imprese guidate da esperti umani, dove i giornalisti sono supportati dai migliori redattori e gli editori sono supportato dagli standard più elevati. Dobbiamo assicurarci che questi strumenti funzionino sempre per noi e che mettiamo il nostro nome dietro ad essi, anziché, come abbiamo visto fare in alcuni posti, renderli liberi.»

L’intelligenza artificiale è sicuramente progresso e innovazione, nel mondo dell’editoria e, se utilizzata nel modo giusto, permette di arrivare a compiere opere precedentemente non pensabili.

«Ricordi il pallone spia cinese che scatenò una tempesta di fuoco internazionale? – ricorda Sulzberger nell’intervista – Abbiamo rintracciato il pallone fino al punto di lancio per vedere cosa è successo.  Quindi abbiamo caricato decine di migliaia di immagini satellitari e addestrato l’intelligenza artificiale a riconoscere il pallone individuandone il riflesso sull’Oceano Pacifico.

Questo è un lavoro che non avremmo mai potuto fare manualmente. Ma, cosa fondamentale, non ci siamo limitati a pubblicare quello. Queste immagini contrassegnate dall’intelligenza artificiale sono state poi esaminate da esseri umani, giornalisti professionisti e abbiamo mostrato questo viaggio. Per me, questo è ciò che è emozionante.

Tre anni fa, scommetto che la CIA era l’unica organizzazione al mondo che avrebbe potuto svolgere quel tipo di lavoro. Ora un gruppo di giornalisti al secondo piano di questo edificio è riuscito a farlo. Questo è il tipo di cosa che mi entusiasma di più.»

Ancora una volta, il giornalismo è alle prese con trasformazioni profonde, equiparabili a quelle avvenute con l’avvento di Internet o ancor prima, con l’invenzione della stampa che hanno messo a rischio la sopravvivenza del settore, non possiamo permetterci di restare fermi, ma è necessario essere costantemente pronti a adattarsi e a progredire, come afferma Sulzberger: “Il percorso da seguire in qualsiasi periodo di gigantesca trasformazione è porre sempre domande, essere scettici riguardo alle risposte e davvero non credere in alcuna soluzione miracolosa”.