OpenAI vuole diventare un’azienda profit

OpenAI prevede di diventare una società a scopo di lucro entro il 2025 per favorire la crescita, ma dovrà bilanciare profitti e impegno etico per mantenere la fiducia degli utenti.

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OpenAI prevede di trasformarsi da organizzazione no-profit a una società a scopo di lucro tradizionale entro il 2025. Lo ha rivelato Sam Altman, CEO di OpenAI, durante una riunione con il suo staff il 13 settembre. Questo cambiamento rappresenta una svolta non solo per l’azienda, ma per l’intero settore dell’intelligenza artificiale.

Ricordiamo che OpenAI è stata fondata nel 2015 come no-profit con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale “a beneficio dell’umanità”. Già a giugno di quest’anno, come riportato da Reuters, Altman aveva informato alcuni azionisti che la società stava esplorando la possibilità di modificare la propria struttura di governance per diventare una società a scopo di lucro.

Secondo Fortune, la nuova direzione avvicinerà OpenAI ai modelli aziendali delle tradizionali imprese tecnologiche della Silicon Valley. Questo passaggio è motivato dalla necessità di garantire una crescita economica e tecnologica più sostenibile. La trasformazione permetterebbe a OpenAI di accedere a capitali significativamente più elevati, facilitando l’espansione, l’implementazione di progetti ambiziosi e l’accelerazione dello sviluppo di nuove tecnologie.

Inoltre, la transizione a una struttura profittevole potrebbe comportare opportunità di guadagno anche per i suoi fondatori.

Dal 2019, OpenAI opera come una LLC (Limited Liability Company) con un modello di “capped-profit”, che le consente di generare profitti fino a un certo limite, per garantire che il denaro venga reinvestito in ricerca e sviluppo piuttosto che distribuito agli investitori. Questo modello ha attirato investitori come Microsoft, ma con il recente aumento delle entrate, raddoppiate nella prima metà del 2023 grazie agli abbonamenti a ChatGPT, i limiti di questo sistema sono diventati evidenti.

Questo switch potrebbe sbloccare il pieno potenziale economico: si prospetta infatti che la valutazione dell’azienda potrebbe arrivare a 150 miliardi di dollari.

Tale scenario aprirebbe, forse, la strada a una quotazione in borsa, simile a quanto avvenuto per altre grandi aziende del settore come Nvidia.

Una quotazione in borsa rappresenterebbe una novità significativa per il mercato finanziario, con il potenziale di influenzare profondamente l’intero settore dell’intelligenza artificiale e attirare maggiore attenzione su questo settore come motore economico e tecnologico del futuro.

Tuttavia, il passaggio a una struttura orientata al profitto comporta dei rischi. OpenAI ha sempre avuto un forte impegno verso la sicurezza e l’etica nello sviluppo dell’AI, mirando a creare tecnologie che promuovessero il benessere globale.

Se OpenAI, quindi, vorrà continuare ad essere una delle leader indiscusse nel campo dell’intelligenza artificiale e preservare la fiducia guadagnata tra i suoi utenti, dovrà mettere in atto una grande pianificazione strategica per garantire che i principi fondanti dell’azienda non vengano schiacciati dalle grosse pressioni del mercato basato sui profitti.