Uno po' di quello che vuoi sapere su IA e informazione!
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SØØn
Newsletter 10 del 8 marzo 2024
Uno po' di quello che vuoi sapere su IA e informazione!

SØØn vuol essere un riepilogo settimanale di alcune delle numerose novità che evolvono continuamente il mondo dell'Intelligenza Artificiale. Non è possibile darne un resoconto completo o esaustivo, ci vorrebbero decine di pagine. Scegliamo quelle che possono riguardare, direttamente o indirettamente, il mondo dell'informazione e del giornalismo

«In breve...(o quasi)»

Un motore di ricerca su misura per l'IA

Il web è saturo di siti che propagano notizie false o poco autentiche, questa tendenza è ulteriormente accentuata con l'avanzare dell'intelligenza artificiale, come dimostra il rapporto di NewGuard, che ha identificato circa 725 siti che diffondono Fake news. 

Le pagine dei motori di ricerca, inclusa quella di Google, sono sommerse da questo genere di informazioni, rendendo sempre più complicata la ricerca per gli utenti. 

Numerosi contenuti utilizzano l'IA non per migliorare e organizzare le informazioni, bensì per ottenere una posizione privilegiata nei risultati di ricerca.

Proprio per contrastare questa tendenza, Google ha annunciato un aggiornamento sulla qualità delle ricerche, focalizzato sul miglioramento del suo algoritmo di classificazione dei siti web e sull'aggiornamento delle politiche antispam della Ricerca Google.

Si prevede che grazie a questo aggiornamento, Google possa ridurre del 40% i contenuti di bassa qualità e non originali.

Così come sottolinea la stessa Google l'impatto dell'IA sul web è notevole poiché i metodi di creazione di contenuti su larga scala spesso si avvalgono dell'automazione. A causa della sofisticatezza di queste tecnologie, non è sempre facile distinguere se un contenuto sia stato creato dall'uomo, tramite automazione o una combinazione dei due. 

Chi ha subito maggiormente la negatività di queste produzioni artificiali, sono stati gli editori che hanno visto una diminuzione dei clic sui loro siti web perché i loro contenuti sono sopraffatti da altri che, comunque, rispettavano i criteri degli algoritmi.

Se gli aggiornamenti di Google daranno i risultati prospettati, gli esperti di SEO, creatori di contenuti, marketer e sviluppatori non potranno più accontentarsi di produrre contenuti che piacciono agli algoritmi, ma dovranno concentrarsi su contenuti di alta qualità, personalizzati per il proprio pubblico, approfonditi, originali e in grado di offrire un reale valore aggiunto agli utenti. 

 

META chiude alle news

"All'inizio di aprile 2024, dismetteremo Facebook News – una scheda dedicata nella sezione dei segnalibri su Facebook che mette in risalto le notizie – negli Stati Uniti e in Australia." È quanto ha dichiarato Meta in un articolo sul suo blog.

Questa decisione segue quella già presa in Europa a settembre, dove Facebook News era stato dismesso nel Regno Unito, in Francia e in Germania.

Le notizie non generano più guadagni per le piattaforme, lo avevamo già sottolineato quando la stessa Meta, l’anno scorso, aveva dismesso il progetto degli Instant Articles lanciato nel 2015 che aveva lo scopo di fornire agli editori un modo veloce per presentare gli articoli sulla piattaforma Facebook. Con l’aggiunta di link di riferimento permetteva di accedere rapidamente a siti web senza che dallo smartphone o tablet venisse aperto un browser.
Chiudere anche Facebook News per Meta significa cercare di allineare al meglio gli investimenti ai prodotti e ai servizi che le persone apprezzano di più e tra questi non ci sono le notizie.
Proprio come riportato dall’azienda il numero di persone che utilizzano Facebook News in Australia e negli Stati Uniti è diminuito di oltre l'80%, ma quello che è più importante da notare è che le persone non utilizzano Facebook per notizie e contenuti politici, ma piuttosto per connettersi con gli altri e scoprire nuove opportunità, passioni e interessi, le notizie costituiscono meno del 3% di ciò che le persone vedono nel loro feed di Facebook in tutto il mondo e rappresentano solo una piccola parte dell'esperienza Facebook per la maggior parte delle persone.

Il mancato sostengo di un’azienda importante come quella di Zuckerberg porterà inevitabilmente gravi perdite nel settore dell’editoria, proprio per questo la reazione del governo australiano non si è fatta attendere. 

Il primo ministro, Anthony Albanese, venerdì ha detto: “Sappiamo che è assolutamente fondamentale che i media possano funzionare correttamente e ricevere finanziamenti adeguati. Il giornalismo è importante e l’idea che la ricerca e il lavoro svolto da altri possano essere resi gratuiti è semplicemente insostenibile”.
Meta afferma che continuerà comunque a sostenere le news, consentendo alle aziende di condividere i propri contenuti e mantenendo in piedi la collaborazione con fact-checker di terze parti, certificati da organismi di accreditamento come l'International Fact-Checking Network (organizzazione che monitora le tendenze del fact-checking e fornisce risorse di formazione), che esaminano e valutano la disinformazione virale sulle app Facebook Instagram e Trends.   

 

IA e le cause perse...

Sono vari i fronti su cui le aziende del settore e quelle delle news si incrociano dinnanzi ad un giudice. 

È un botta e risposta oramai tra il The New York Times OpenAI e Microsoft, dal   27 dicembre 2023, quando il Times ha avviato azioni legali contro le due aziende, accusandoli di violazione di copyright per l'uso dei propri articoli nell'addestramento di tecnologie di intelligenza artificiale, come il chatbot online ChatGPT.

Secondo l'accusa, l'utilizzo dei chatbot sta erodendo la posizione dei tradizionali media come fonti affidabili di notizie.

In risposta, la scorsa settimana OpenAI ha presentato una mozione presso il tribunale federale di Manhattan, chiedendo al giudice federale di respingere alcune parti della causa, sostenendo che il NYT abbia manipolato il suo chatbot ChatGPT e altri sistemi di intelligenza artificiale per produrre prove a sostegno della loro causa.

Anche Microsoft ha replicato presentando lunedì una mozione, al tribunale distrettuale degli Stati Uniti presso il distretto meridionale di New York, chiedendo al giudice di rigettare alcune parti della causa intentata dal giornale. Nel suo deposito difensivo, Microsoft ha affermato che i modelli linguistici di grandi dimensioni, come quelli utilizzati nei chatbot, non hanno avuto un impatto negativo sul mercato delle notizie o sui materiali utilizzati per il loro addestramento.

Riguardo alla questione del copyright, Microsoft ha paragonato la situazione alla resistenza degli studi cinematografici di Hollywood all'avvento del videoregistratore negli anni '80, sostenendo che la legge sul copyright non costituisce un ostacolo per l'uso dei grandi modelli linguistici, così come non lo è stata per altre tecnologie rivoluzionarie come il videoregistratore, il personal computer, Internet o i motori di ricerca.

Gli avvocati di Microsoft hanno contestato gli esempi di violazione del copyright citati nella denuncia del Times, definendoli "suggerimenti non realistici" che non riflettono l'effettivo utilizzo degli strumenti basati su GPT nella realtà.

In risposta alla mozione di Microsoft, l'avvocato del Times Ian Crosby ha criticato il parallelo tracciato tra i grandi modelli linguistici e i videoregistratori, sottolineando che i produttori di videoregistratori non hanno mai dovuto ricorrere alla violazione massiccia del copyright per sviluppare i propri prodotti. Ha anche ribadito che il Times ha individuato la violazione del proprio copyright da parte di Microsoft e OpenAI e ha accusato Microsoft di cercare di scaricare la responsabilità sul Times anziché affrontare le proprie azioni illecite insieme a OpenAI.
...
Nel frattempo, Elon Musk ha presentato una causa legale contro OpenAI e il suo CEO, Sam Altman, (la notizia non è di oggi, ma la newsletter settimanale ci impone tempi più lenti  - e forse maggior accuratezza) affermando che l'azienda ha abbandonato la sua missione originaria di sviluppare tecnologie di intelligenza artificiale a beneficio dell'umanità in modalità non profit.  affrontare le proprie azioni illecite insieme a OpenAI.
Il proprietario di Tesla afferma che OpenAI, sotto la sua nuova direzione, non solo sta sviluppando, ma sta anche perfezionando un'intelligenza artificiale generale (AGI) per massimizzare i profitti di Microsoft, anziché per il bene dell'umanità.
Egli chiede che l'azienda torni alla filosofia open source e richiede un'ingiunzione per impedire a OpenAI, al suo presidente Gregory Brockman, al CEO Sam Altman e a Microsoft di lucrare sulla tecnologia di intelligenza artificiale generale dell'azienda.
Nell’analisi della questione, Elon Musk si concentra anche sul licenziamento di Altman nel 2023 e sulla sua successiva reintegrazione come CEO. 
Afferma che il licenziamento di Altman ha portato Microsoft a intervenire e a forzare le dimissioni dei membri del consiglio che avevano cercato di rimuoverlo. 
Il proprietario di Tesla sostiene che i membri attuali del consiglio non hanno più comprensione della tecnologia e che il controllo di Microsoft su Altman e sul consiglio impedirà loro di riconoscere GPT-4 come AGI per mantenere la tecnologia privata e redditizia, ed ha dichiato:  "I nuovi membri del Consiglio mancano di una sostanziale esperienza in materia di intelligenza artificiale e, in base alle informazioni e alle convinzioni, non sono attrezzati per determinare in modo indipendente se e quando OpenAI avrà raggiunto l'AGI - e quindi quando avrà sviluppato un algoritmo che è al di fuori dell'ambito di applicazione di Microsoft." 
In risposta alle accuse di Musk, OpenAI ha pubblicato una serie di e-mail che sembrano contraddire le sue affermazioni, spiegando che Musk aveva cercato di ottenere un controllo maggiore sull'azienda e di unirla a Tesla.
“Mentre parlavamo di una for profit per portare avanti la nostra missione, Elon voleva che ci unissimo con Tesla o voleva l’intero controllo, ha fondato una società rivale e poi ci ha fatto causa quando abbiamo iniziato ad avere successo senza di lui», afferma OpenAI sul suo blog.

Continua la corsa generativa

Anthropic, società che sviluppa intelligenza artificiale fondata da ex dipendenti di OpenAI, lo scorso 4 marzo ha rilasciato Claude 3, una famiglia di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), che, stando alle dichiarazioni di Anthropic, avrebbero raggiunto capacità “quasi umane”.  La famiglia di modelli comprende tre varianti avanzate in ordine crescente di capacità: Claude 3 Haiku, Claude 3 Sonnet e Claude 3 Opus. 
Ogni modello successivo offre prestazioni sempre più potenti, permettendo agli utenti di trovare un equilibrio ottimale tra intelligenza, velocità e costo per le loro specifiche applicazioni.
I tre modelli sono proposti con costi e modalità di accesso differenti.
I primi rapporti indicano che Claude 3 dimostra "prestazioni avanzate in vari compiti cognitivi" e la capacità di elaborare ragionamenti. Inoltre, i modelli sono in grado di elaborare foto, grafici, diagrammi e altri contenuti visuali di buona qualità, simile a quanto già fatto da ChatGPT (tramite abbonamento) e Google Gemini.
Opus e Sonnet sono attualmente disponibili per l'uso su claude.ai e tramite l'applicazione Claude, che è ora accessibile in 159 paesi. Haiku sarà presto disponibile.
Diversi gruppi dedicati di Anthropic (red teams) lavorano costantemente per monitorare e mitigare una vasta gamma di rischi, tra cui disinformazione, materiale pedopornografico, abuso biologico, interferenze elettorali e capacità di replicazione autonoma. Sono state implementate metodologie come l'intelligenza artificiale costituzionale (sistemi IA autosupervisionati) per migliorare la sicurezza e la trasparenza dei modelli, mentre sono stati sviluppati meccanismi per mitigare i problemi di privacy potenzialmente sollevati da nuove modalità di utilizzo.

Corso wordpress per giornalisti accreditato OdG: 10 cfp

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