Rie Kudan e il libro con il quale ha vinto il premio Akutagawa Prize

Rie Kudan, scrittrice giapponese, ha vinto il prestigioso premio Akutagawa Prize con il libro “The Tokyo Tower of Sympathy”. Il fatto che ha reso la vittoria particolarmente interessante è la sua onesta ammissione di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per la stesura del romanzo. In particolare, ChatGPT ha contribuito al 5% del suo romanzo.

Il romanzo è incentrato sui dilemmi di un architetto incaricato di costruire una confortevole prigione a Tokyo dove vengono riabilitati i trasgressori della legge, e presenta l’intelligenza artificiale come tema.

Kudan ha detto che, nella sua vita, avrebbe consultato ChatGPT su problemi che sentiva di non poter dire a nessuno. “Quando l’IA non diceva quello che mi aspettavo”, ha detto, “a volte riflettevo i miei sentimenti nelle battute del personaggio principale”.

La notizia ha suscitato diverse reazioni nella comunità letteraria, mentre alcuni elogiano l’approccio innovativo, altri esprimono preoccupazioni per il futuro della creatività, sollevando interrogativi etici.

Keiichiro Hirano, membro del comitato che ha selezionato l’opera di Kudan, ha dichiarato che l’intervento di ChatGPT non è da considerare un problema: “Sembra che il fatto che la storia sia stata scritta usando l’IA generativa sia stato frainteso… Se la leggete, vedrete che l’IA generativa è stata menzionata nell’opera. Ci saranno problemi con questo tipo di utilizzo in futuro, ma non è questo il caso di “Tokyo Sympathy Tower”.

Altri invece hanno giudicato la scelta della scrittrice come “irrispettosa” nei confronti dei colleghi che scelgono di non utilizzare l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Quest’episodio inevitabilmente ha riaperto il dibattito sull’uso di questa tecnologia, soprattutto in settori tradizionalmente basati sulla creatività umana.

Infatti, altri settori creativi come la fotografia, avevano già affrontato controversie simili nel 2023, quando il fotografo Boris Eldagsen vinse i Sony World Photography Awards con un’immagine generata da intelligenza artificiale, rifiutandosi successivamente di accettare il riconoscimento.

E è rilevante, per comprendere meglio opinioni e fatti, quanto Eldagsen dichiarò al The Guardian alcuni giorni dopo la vittoria e successiva rinuncia, del premio: “Amo la fotografia, amo generare immagini con l’intelligenza artificiale, ma mi sono reso conto che non sono la stessa cosa. Si scrive con la luce, si scrive con i suggerimenti. Sono collegati, il linguaggio visivo è stato appreso dalla fotografia, ma ora l’IA ha una vita propria. Se la gente vuole tacere e non parlarne, è sbagliato”.

Riconoscere e sfruttare i benefici derivanti dall’utilizzo di strumenti tecnologici non dovrebbe necessariamente essere considerato un errore. La diffusione e l’utilizzo di tali tecnologie, quando integrato in modo trasparente e appropriato come in questo caso, dovrebbe renderne l’impiego accettabile.

Tuttavia, è cruciale distinguere questa prospettiva positiva da un utilizzo inappropriato di tali strumenti, come nel caso del mercato dei libri generati interamente da algoritmi, dove si assiste ad un’alterazione della qualità letteraria, con opere artificiali infiltrate nei siti di e-commerce mediante recensioni positive e prezzi allettanti. Questa scorciatoia per ottenere profitti rapidi mina la fiducia degli acquirenti, che si trovano a fronteggiare opere di bassa qualità caratterizzate da scrittura approssimativa, ripetitività ed evidenti errori grammaticali.

La consapevolezza e la riflessione sull’impiego di queste tecnologie sono fondamentali per garantire un progresso sostenibile ed etico nel mondo digitale.