Immagine realizzata con IA Dall-E

Il 19 ottobre si è tenuta a Londra la “Trust Conference” un evento organizzato dalla Thomson Reuters Foundation al quale hanno partecipato autorevoli relatori. Dalla conferenza sono emerse considerazioni importanti che mostrano le condizioni generali del giornalismo nel mondo, quelle che noi andremo ad analizzare riguardano: l’igiene digitale e l’intelligenza artificiale generativa.

La locuzione igiene digitale fa riferimento a un tipo di comportamento nell’uso di un dispositivo (computer desktop/notebook, tablet, smartphone), che ci consente una maggiore sicurezza nel mondo digitale.

James Stewart ,direttore delle comunicazioni presso il National Cyber ​​Security Center del Regno Unito , durante la conferenza ha affermato: “Vediamo molti casi di ransomware che potevano essere prevenuti con un’igiene informatica piuttosto elementare”.

Ricardo Avelar raccontando la sua esperienza con il  software Pegasus  (software altamente invasivo con cui sono stati infettati i device di più di trenta giornalisti indipendenti e rappresentanti di organizzazioni della società civile) dimostra come sia importante mantenere un comportamento adeguato per non incorrere a determinate situazioni.

Avere un’igiene digitale, vuol quindi dire avere un comportamento prudente, applicando pratiche semplici, ma efficaci come: avere password sicure, abilitare l’autenticazione a più fattori e mantenere aggiornati i dispositivi.

Le preoccupazioni e timori riguardanti l’intelligenza artificiale generativa molto spesso visti in prospettiva futura in realtà sono reali e “stanno accadendo proprio adesso”, cosi come dichiarato  Willmary Escoto , consulente politico statunitense per l’organizzazione no-profit Access No, durante la conferenza portando esempi pratici come: sistemi di riconoscimento facciale, monitoraggio per i dipendenti.

L’intervento di Charlie Beckett, direttore fondatore di Polis, dipartimento specializzato nello studio dell’IA nel giornalismo, presso la London School of Economics and Political Science, ha evidenziato invece l’impatto dell’IA generativa nel mondo del giornalismo dichiarando che: “Il lavoro di un giornalista è controllare le cose, controllare le fonti, usare il giudizio umano, questi nuovi strumenti quindi devono essere utilizzati come tutti gli  altri già in uso dai giornalisti”.

Nel contesto specifico, la nuova versione di ChatGPT, precedentemente discussa nella nostra newsletter, si pone come uno strumento multifunzionale che può arricchire il lavoro giornalistico in diversi modi:

  • Accesso a una varietà di fonti: ChatGPT è in grado di attingere a diverse fonti, fornendo ai giornalisti la possibilità di confrontare informazioni e acquisire differenti punti di vista su un determinato argomento.
  • Aggiornamenti in tempo reale: In relazione a certi temi, ChatGPT è in grado di offrire aggiornamenti rapidi, supportando i giornalisti nel rimanere costantemente aggiornati sugli sviluppi delle notizie.
  • Riassunti efficaci: La capacità di ChatGPT di sintetizzare storie complesse può tradursi in un notevole risparmio di tempo per i giornalisti, facilitandoli nella raccolta delle informazioni preliminari per i loro articoli.
  • Controllo della disinformazione: La funzionalità di verifica delle informazioni di ChatGPT rappresenta uno strumento prezioso per i giornalisti nell’ambito del fact-checking, contribuendo all’accuratezza dei loro resoconti.
  • Supporto multilingua: L’abilità di ChatGPT di comprendere e rispondere in diverse lingue si rivela uno strumento indispensabile per i giornalisti che trattano temi internazionali o che interagiscono con fonti in lingue diverse dall’inglese.

Il giornalismo si trova di fronte a sfide senza precedenti, ma anche ad opportunità straordinarie, l’intelligenza artificiale generativa, se utilizzata in modo critico e responsabile potrebbe diventare  fondamentale per la professione.