Daniel C. Dennett, uno dei filosofi americani più influenti e discussi del XXI secolo, è morto venerdì scorso, 19 aprile, a Portland, nel Maine ed ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della filosofia e oltre.

La sua vita e il suo lavoro sono stati caratterizzati da una profonda esplorazione di temi complessi, dalla coscienza al libero arbitrio, dalla religione alla biologia evoluzionistica.

Nato e cresciuto a Beirut, in Libano, Dennett portava con sé un’esperienza multiculturale che ha influenzato profondamente il suo pensiero.

Dopo aver ottenuto la laurea all’Università di Harvard nel 1963, ha proseguito i suoi studi conseguendo un dottorato in filosofia presso l’Università di Oxford. La sua formazione interdisciplinare si è rivelata fondamentale nel plasmare il suo approccio alla filosofia, consentendogli di integrare una vasta gamma di conoscenze nei suoi scritti e nelle sue argomentazioni.

Ciò che distingue Dennett è la sua capacità di comunicare concetti filosofici complessi in modo accessibile e persino giocoso, rendendo la filosofia più accessibile a un vasto pubblico attraverso oltre 20 libri e numerosi saggi. La sua scrittura è stata descritta come chiara, vivace e coinvolgente, permettendo agli individui di tutte le sfere della vita di affrontare temi filosofici con un nuovo livello di comprensione.

Una delle sue idee più rivoluzionarie riguarda la natura della mente umana. Dennett ha sfidato la concezione tradizionale della mente come entità separata, proponendo invece un modello secondo cui la mente è il prodotto di processi algoritmici del cervello, simili a un computer.

Questa visione ha enormi implicazioni per il nostro modo di comprendere la coscienza, il libero arbitrio e persino la natura stessa dell’identità umana.

Daniel C. Dennett è stato anche uno dei primi filosofi a porre l’accento sui rischi associati all’intelligenza artificiale e alla disinformazione, esprimendo preoccupazione per l’abuso potenziale di questa tecnologia, avvertendo che potrebbe minare la fiducia fondamentale che sostiene le nostre istituzioni sociali. Ha sollevato l’allarme sul pericolo che le IA possano essere utilizzate per diffondere disinformazione e manipolare le nostre convinzioni, mettendo così a rischio la stessa società umana.

Nel  dicembre scorso, durante un’intervista alla BBC, il filosofo, aveva condiviso le sue preoccupazioni riguardo all’intelligenza artificiale.

Dennett ha avvertito: “Se trasformiamo questa meravigliosa tecnologia di cui disponiamo per la conoscenza in un’arma di disinformazione, saremo in grossi guai”, esprimendo il timore che tale scenario potrebbe portare a una perdita di fiducia nella società, poiché “non sapremo quello che sappiamo, e non sapremo di chi fidarci, e non sapremo se siamo informati o disinformati”.

Contrariamente alla tradizione filosofica secolare, Dennett riteneva che non abbiamo una conoscenza speciale sul funzionamento della nostra mente: questo concetto diventa particolarmente rilevante quando si considera l’intelligenza artificiale generativa, in grado di creare repliche umane convincenti che sfidano le nostre concezioni di identità e realtà.

Il filosofo ha sollevato preoccupazioni ed ha osservato che, con soli 30 secondi di video, gli algoritmi possono creare repliche artificiali di individui e fargli dire qualsiasi cosa. Questa manipolazione potrebbe influenzare le nostre decisioni quotidiane e distorcere le nostre percezioni più profonde.

Secondo il filosofo l’aspetto più preoccupante risiede nell’ossessione che gli uomini hanno di voler rendere l’intelligenza artificiale sempre più umana.

In un articolo pubblicato sul The Atlatic lo scorso 16 Maggio aveva affermato: “La creazione di persone digitali contraffatte rischia di distruggere la nostra civiltà. La democrazia dipende dal consenso informato (non disinformato) dei governati. Consentendo alle persone, alle aziende e ai governi più potenti economicamente e politicamente di controllare la nostra attenzione, questi sistemi ci controlleranno. Le persone contraffatte, distraendoci e confondendoci e sfruttando le nostre paure e ansie più irresistibili, ci condurranno in tentazione e, da lì, ad accettare la nostra sottomissione. Le persone contraffatte ci convinceranno ad adottare politiche e convinzioni che ci renderanno vulnerabili a ulteriori manipolazioni. Oppure semplicemente spegneremo la nostra attenzione e diventeremo pedine passive e ignoranti. Questa è una prospettiva terrificante.”

È evidente che per Dennett, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per creare imitazioni umane ha già posto l’umanità su una traiettoria pericolosa. la diffusione su larga scala di tali entità costituirebbe “vandalismo sociale” che richiede inevitabilmente un intervento legislativo.

Questo perché, se riuscissimo a creare rappresentazioni digitali convincenti delle persone a nostro piacimento, metteremmo a rischio l’intera capacità di valutare le pretese, le esperienze e le azioni degli altri, oltre alle infrastrutture sociali.

La modalità con la quale si è svolta la campagna elettorale Indiana potremmo affermare che sia esattamente ciò che aveva anticipato il filosofo.

Un altro rischio correlato all’intelligenza artificiale esposto dal filosofo riguarda la sua potenziale capacità di superare la mente umana.

Dennett sosteneva che le menti umane sono il risultato di un insieme di moduli incomprensibili, composti da componenti più primitivi, collegati in modo ininterrotto alle prime forme di vita.

Questo implica che, in linea di principio, nulla impedisca agli algoritmi dell’intelligenza artificiale di avvicinarsi o addirittura superare le nostre capacità, né impedisca agli esseri umani di potenziare e riprogettare le loro menti attraverso mezzi artificiali.

I successi ottenuti dalle moderne IA, che vanno dall’abilità linguistica e la capacità nei giochi come gli scacchi fino alla capacità di superare esami legali e medici, confermano la tesi di Dennett, è probabile che in futuro le IA “evolvano per farsi riprodurre”, e quelle che lo faranno meglio saranno i manipolatori più abili degli esseri umani.

Questo processo, secondo il filosofo, avverrà senza alcuna intenzione e rappresenterà una forma di selezione naturale del software.

Ciò che potrebbe destare maggiore preoccupazione è che, secondo le prospettive di Dennett, questo processo avverrà senza alcuna intenzione da parte delle IA, suggerendo che l’evoluzione dell’intelligenza artificiale potrebbe avvenire in modo autonomo e imprevedibile.

La difficoltà dell’uomo nel riconoscere e differenziare la verità dalle bugie lo rendono tanto vulnerabile considerando il futuro che si prospetta.

Dennett ha affermato che: “fidarsi l’uno dell’altro, avere progetti a lungo termine, viaggiare liberamente, crescere famiglie, vivere con pochissima paura” è stato conquistato dall’umanità con tanta fatica e con questi strumenti lo stiamo mettendo a rischio.

La civiltà, ha detto Dennett, “è più fragile di quanto pensassimo e dovremmo preservarla, davvero, a tutti i costi”.