Lo scorso marzo, abbiamo scritto di come l’approccio del Financial Times (FT) all’intelligenza artificiale si distingua da altri per la sua apertura verso questa nuova tecnologia, in un’intervista infatti il CEO John Ridding aveva dichiaro fosse necessario: “abbracciare il cambiamento”.

Poco dopo, il FT aveva annunciato non solo la creazione di un proprio strumento di IA per la redazione, ma anche un accordo con OpenAI.

John Ridding al WAN-IFRA World News Media Congress di Copenhagen, ha nuovamente ribadito la sua posizione a riguardo, Egli ha definito questo un “momento decisivo” per i media sottolineando che le opportunità offerte dall’IA sono tanto grandi quanto i rischi.

Ridding ha affermato che gli editori come il FT, con il loro giornalismo affidabile e accurato prodotto dall’uomo, potrebbero essere in una posizione di forza, poiché “nonostante tutto il clamore, l’IA commette molti errori e non è all’altezza nella formazione dei fatti”. Ha evidenziato l’importanza di coinvolgere fonti attendibili per la formazione e la convalida delle informazioni.

Il rischio più grande è la disintermediazione e la separazione degli editori dai lettori, motivo per cui il FT sta “raddoppiando” i suoi reportage e le sue indagini di alta qualità.

Nel suo intervento Ridding ha riportato le dichiarazioni di Peter Wright, redattore emerito di DMG Media durante un’audizione al parlamento britannico, secondo cui l’IA, sfrutta il lavoro dei giornalisti senza compensarli, rischiando di distruggere il contenuto informativo che i suoi modelli apprendono e replicano.

Inoltre, ha evidenziato il divario economico tra le grandi piattaforme tecnologiche, che hanno riportato profitti enormi, e i media tradizionali, che lottano per mantenere la sostenibilità finanziaria.

In questo contesto, Ridding ha suggerito che le piattaforme tecnologiche dovrebbero pagare gli editori per l’utilizzo dei loro contenuti, basandosi su metriche che dimostrano il valore aggiunto del giornalismo di qualità. Questo approccio non solo migliorerebbe i servizi delle piattaforme, ma incentiverebbe anche una produzione giornalistica più affidabile e originale.