IMMAGINE REALIZZATA CON IA MIDJOURNEY

Ricordo quando, nel 2013, intervistai Mathew Ingram per l’European Journalism Observatory, dopo un suo intervento al Festival del giornalismo di Perugia di quell’anno. Mathew è un esperto di media digitali ed oggi scrive per Columbia Journalism Review.

All’epoca, il suo intervento al festival si intitolava “Teaching the fish how to walk: five things old media can learn from new media”  (“Insegnare al pesce a camminare: cinque cose che i vecchi media possono imparare dai nuovi media”) e spiegava a giornalisti ed editori, attraverso l’individuazione di cinque punti fondamentali, come cambiare il giornalismo  e renderlo “digital friendly”: era anche una non tanto velata critica a quegli attori che si ostinavano ad utilizzare le tecniche di scrittura e di informazione del cartaceo nel mondo digitale.

Sembra passato un secolo, in realtà poco più di dieci anni, eppure è cambiato tutto. Il giornalismo è solo digitale (la carta è un “fatto” residuale), travolto da un processo costante ed inarrestabile di cambiamento, che oggi si materializza nella problematica “intelligenza artificiale”.

Ingram, oggi su CJR, pone una questione fondamentale (anzi dieci) sul rapporto tra giornalismo ed IA, sintetizzando una serie di incontri organizzati dall’Aspen Institute, in una conferenza di inizio maggio, per discutere del ruolo dell’intelligenza artificiale (AI) nell’industria delle notizie.

Ingram innanzitutto rappresenta le preoccupazioni e le ansie, emerse in quegli incontri, che questa nuova tecnologia pone all’ecosistema dell’informazione: preoccupazioni che spaziano dall’uso degli strumenti AI per rastrellare contenuti protetti da copyright, sostituendo il traffico di riferimento con risultati basati su ricerche, fino al timore che contenuti generati dall’AI possano inondare internet e sopraffare il giornalismo basato sui fatti con testi, immagini e video sintetici.

Preoccupazioni fondate perché ogni nuova tecnologia comporta rischi, e la gestione di tali rischi determina il successo nel trasformare l’ecosistema dell’informazione.

Quindi Ingram riporta le dieci tematiche fondamentali dibattute, in forma di domande e risposte, che qui sintetizziamo brevemente:

  1. Cosa stiamo cercando di salvare? Gina Chua di Semafor ha sollecitato i partecipanti a riflettere su cosa vogliano preservare: il settore giornalistico e i posti di lavoro, o l’impatto del giornalismo sulla società?
  2. Suing o licensing? Alcuni editori, come il New York Times e The Intercept, hanno scelto di fare causa per violazione del copyright, mentre altri, come News Corp e Associated Press, hanno optato per accordi di licenza con le aziende AI.
  3. La disintermediazione è il futuro? La preoccupazione è che le aziende AI possano sostituire gli editori e i giornalisti più di quanto abbiano fatto i social media, fornendo ai consumatori tutte le informazioni necessarie senza visitare i siti degli editori.
  4. Qual è la tua Stella Polare? Definire i principi fondamentali che guideranno il rapporto con l’AI, come il mantenimento di standard etici o la trasparenza nell’uso dell’AI, è essenziale.
  5. Cosa necessita il pubblico? È fondamentale capire come l’AI stia influenzando il comportamento del pubblico e sperimentare nuovi modi per soddisfare le sue aspettative, come interfacce di chat o modelli linguistici personalizzati.
  6. Quali sono i frutti a portata di mano? Alcuni esperimenti AI a basso rischio possono essere implementati immediatamente, come la personalizzazione delle notizie, la traduzione istantanea e la sintesi degli articoli per i social media.
  7. Come adattarsi continuamente? L’industria deve mantenere un atteggiamento di adattabilità continua piuttosto che vedere ogni sfida tecnologica come un problema isolato da risolvere.
  8. Cosa significa l’AI per la fiducia? Il contenuto generato dall’AI spesso non è preciso. Le organizzazioni giornalistiche possono sfruttare l’opportunità di promuovere la qualità delle loro informazioni basate sulla fiducia del pubblico.
  9. Quali sono i tuoi punti di forza? Le aziende devono identificare e valorizzare i loro punti di forza unici, utilizzando l’AI per approfondire le loro competenze specifiche piuttosto che cercare di imitare altre forme di contenuto.
  10. L’AI può aiutare le notizie locali? L’AI ha il potenziale per aiutare le redazioni locali con risorse limitate, ad esempio annotando e riassumendo riunioni pubbliche e documenti governativi o traducendo storie in diverse lingue.

Ingram conclude che la risposta corretta alla crescente sofisticazione dell’AI, secondo gli esperti, non è né l’adozione acritica di una tecnologia non provata né il rifiuto impulsivo degli strumenti che potrebbero aiutare il settore. Giornalisti ed editori devono utilizzare ogni strumento disponibile per raggiungere il loro obiettivo di portare notizie al pubblico nel modo più efficiente e tempestivo possibile, indipendentemente dalla curva di apprendimento.