Qual è il destino della scrittura nell’era di ChatGPT? Il The Guardian ha messo a confronto le idee e gli spunti di alcuni tra gli scrittori più importanti del momento che hanno condiviso le loro riflessioni sull’ascesa di ChatGPT e dei modelli di linguaggio avanzati. Ne riassumiamo alcuni pareri.

Bernardine Evaristo, è autrice di libri di saggistica, narrativa e narrativa in versi che esplorano aspetti della diaspora africana, vincitrice del Booker Prize nel 2019. La scrittrice guarda con preoccupazione l’ascesa di ChatGPT e di prodotti simili. Rileva una crescente inquietudine tra gli scrittori, che vedono nella capacità di queste macchine di generare contenuti creativi una minaccia alla loro arte. Evaristo esorta la comunità letteraria a non sottovalutare l’impatto di queste tecnologie, che potrebbero riscrivere le regole della creatività e del lavoro letterario e sottolinea la necessità di una regolamentazione adeguata per gestire l’uso responsabile dei modelli di linguaggio avanzati, bilanciando il loro potenziale creativo con implicazioni etiche e legali.

Jeanette Winterson è una scrittrice inglese ed il suo romanzo più importante “Oranges Are Not the Only Fruit” ha vinto il premio Whitbread nel 1985 e il John Llewellyn Rhys Prize. Nel suo libro di saggi sull’IA, la Winterson esplora il concetto di “intelligenza alternativa” anziché “intelligenza artificiale”. Riflette sulla necessità di evolversi come specie umana e pone domande sulla coscienza e la materialità. Per l’autrice, la collaborazione tra umani e IA potrebbe portare a un mondo più inclusivo, superando le divisioni di genere e altre discriminazioni. Winterson sottolinea che il vero problema è chi controlla la progettazione degli algoritmi e chi determina i termini della ricerca, enfatizzando la necessità di una partecipazione più diversificata nella definizione dell’IA. La scrittrice quindi si proietta in una dimensione dove l’intelligenza artificiale si fonde con l’evoluzione umana.

Nick Harkaway scrittore britannico, critica l’attuale definizione di intelligenza artificiale, sostenendo che ciò che abbiamo oggi sia più una forma di marketing che vera intelligenza. Secondo lui, le attuali IA sono modelli statistici che possono compiere compiti specifici, ma non rappresentano entità pensanti e quindi non sono in grado di compiere attività creative come la scrittura. Harkaway suggerisce che invece di concentrarsi sulla sostituzione delle abilità umane, la tecnologia dovrebbe essere impiegata in settori come lo sviluppo di farmaci e le biotecnologie, dove può accelerare il progresso scientifico.

Adam Roberts è uno scrittore britannico di fantascienza e per il suo romanzo Yellow Blue Tibia ha vinto il BSFA Award 2012. Egli sostiene che, sebbene molti credano che gli scrittori selezionino razionalmente parole, personaggi e trame, in realtà idee e immagini emergono dall’inconscio senza il controllo della mente. L’autore trova interessante come ChatGPT, nonostante riesca a produrre testi che richiamano il processo guidato dal subconscio umano. Tuttavia, sottolinea che questa somiglianza potrebbe essere un artefatto. Guardando al futuro, si domanda se l’evoluzione tecnologica riuscirà a sviluppare strumenti capaci di generare un prodotto finale indistinguibile da quello degli scrittori umani.

YZ Chin è una scrittrice di origine malese, il suo primo libro un volume di racconti intitolato Though I Get Home ha ricevuto il Feminist Press. Chin ritiene che l’IA non può soddisfare il criterio della narrativa umana perché manca dell’”essenza umana” questi strumenti si limitano quindi a raccogliere e riassumere il linguaggio umano. L’autrice, inoltre afferma che la buona narrativa dovrebbe sviluppare il senso critico delle persone mentre, i testi prodotti dall’IA basandosi su ciò che è conosciuto non permettono tale messa in discussione.

Stephen Marche: è un romanziere, saggista e commentatore culturale canadese ha recentemente scritto un romanzo sotto uno pseudonimo, in cui il 95% del contenuto è stato generato dall’intelligenza artificiale. Egli ha spiegato che per scrivere l’opera ha utilizzato tre sistemi IA diversi.

Da questa esperienza l’autore ha tratto due conclusioni: in primo luogo, ha notato che le tradizionali virtù creative, come la comprensione dello stile e la capacità di riconoscere una buona scrittura, saranno fondamentali per l’IA nell’ambito della creatività futura; in secondo luogo, ha sottolineato che la paura dell’intelligenza artificiale, alimentata da rappresentazioni cinematografiche e dalla precarietà del lavoro creativo, sta impedendo a molti artisti di cogliere le immense possibilità offerte dall’IA nell’arte.  L’arte dell’IA è ancora in fase embrionale, ma Marche riconosce sia una nuova frontiera con opportunità ancora inesplorate.

Louisa Hall:  è una scrittrice e poetessa americana che esplora la possibilità che programmi come ChatGPT possano scrivere romanzi, interrogandosi sul significato stesso di romanzo se un romanzo debba  fornire informazioni su parti del mondo sconosciute o se debba inserirsi nella tradizione letteraria. La scrittrice ritiene che ciò che rende un romanzo essenzialmente umano è la capacità di sfidare le forme predefinite e di unire esperienze personali al patrimonio letterario esistente. Il ruolo degli LLM è quindi quello di mettere alla prova la creatività umana.

Risulta evidente che l’approccio degli autori all’intelligenza artificiale e alla scrittura digitale si divide in due prospettive. Da una parte, coloro che vedono l’ascesa di tecnologie come ChatGPT una minaccia, preoccupati che la capacità delle macchine di generare testi possa oscurare l’unicità e il valore della creatività umana, come Bernardine Evaristo che ha espresso preoccupazione per il futuro dell’arte letteraria in un mondo sempre più digitale.

Dall’altra parte scrittori che abbracciano l’intelligenza artificiale come un’opportunità per espandere i confini della narrazione ed esplorare nuove forme creative, come Stephen Marche che riconosce questi strumenti come partner nel processo creativo, capaci di aprire le porte a modi di raccontare storie prima inimmaginabili.

Una risposta univoca alla domanda iniziale sembra ancora difficile da decifrare perché il rapporto tra il progresso tecnologico e l’esperienza umana è in continuo divenire.